TRAGEDIE E SPERANZE: L’EPIDEMIA DI AIDS IN ZIMBABWE


Chinhoyi, 15 ottobre 2005

A descrivere l’evoluzione dell’epidemia di AIDS in Zimbabwe, si deve rischiare di essere ripetitivi per mantenersi aderenti alla realtà.

Nonostante le recenti dichiarazioni del Ministero della Sanità secondo cui il tasso di sieropositività della popolazione nella classe di età tra i 15 e i 45 anni si sarebbe abbassato dal 24,6% (ufficiale) del 2003 al 20% circa attuale,tale dato non trova affatto riscontro nella realtà clinica e lascia perplessi,date le ridottissime capacità diagnostiche e di raccolta dati delle Istituzioni sanitarie pubbliche del Paese. Queste sono in continua diminuzione per una serie di fattori,in primo luogo l’esodo massiccio e ancora in atto del Personale sanitario pubblico all’estero e al di fuori delle Strutture sanitarie governative(inclusi persino gli Uffici del Ministero,che deve reclutare i Direttori Medici Provinciali per riempire i vuoti dirigenziali!)

In secondo luogo,a causa della gravissima crisi finanziaria ed economica che ha colpito il Paese negli ultimi 4 anni,a causa della distruzione della base produttiva e della conseguente capacità di generare valuta estera.

Nelle ultime settimane, a dimostrarlo, sono intervenuti due fatti altamente significativi: negli Ospedali pubblici sono venuti a mancare sia i reagenti per la diagnostica rapida dell’AIDS sia i farmaci antriretrovirali (ARV) generici prodotti dalla Ditta Varichem in Zimbabwe, e ciò a causa della mancanza di valuta estera per importare i primi e le materie prime per manufatturare i secondi.

I 12.000 pazienti messi in Terapia antiretrovirale dal 2002 ad oggi,da quando l’Ospedale Missionario italiano Luisa Guidotti di Mutoko aprì la strada a tutti in questo settore,si trovano in gran parte a contemplare la morte in faccia se si erano inseriti nei Programmi governativi.

Lo Stalanev (combinazione generica tripla di Lamivudina-Stavudina e Nevirapina) della Varichem infatti non si trova più sul mercato farmaceutico nazionale, dove comunque aveva raggiunto costi non più abbordabili dalla popolazione impoverita.

Il venir meno dei farmaci generici a livello governativo rischia anche di far insorgere ceppi virali di HIV resistenti ai farmaci,nei pazienti costretti ad abbandonare la terapia.

Le previsioni di Terapia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo Zimbabwe erano già state ridimensionate ad inizio 2005 dalla originale necessità obiettiva di mettere in Terapia ARV 300.000 Malati, al numero di 67.000 per fine anno, ma anche questo obiettivo appare sempre più irraggiungibile e di fatto al momento attuale vi sono solo 12.000 pazienti in Terapia

Sul piano sanitario, l’AIDS resta sempre al primo posto come causa di morte in Zimbabwe e le statistiche sono sempre per difetto, dato che molte delle morti dovute al virus HIV vengono etichettate come dovute alle varie malattie opportunistiche da esso facilitate(TBC polmonare, Meningiti fungine,Sarcoma di Kaposi e Linfomi, Enteriti croniche da Criptosporidium,Polmoniti da Pneumocystis carinii soprattutto).

A fronte di una riportata mortalita’ da AIDS di duemila persone decedute ogni settimana si può ragionevolmente pensare che tale numero possa essere triplicato…seimila morti alla settimana: e’ una strage che colpisce soprattutto le classi di età tra i 20 e i 45 anni, cioè i genitori che allevano i loro bambini ancora piccoli. Molte vittime sono però anche bambini e bambine. Le ragazze hanno tre volte più 0probabilità di essere infettate e morire che non i coetanei maschi, a causa della maggiore contagiosità e delle abitudini promiscue maschili:

Di conseguenza e’ aumentato in maniera esponenziale il numero degli orfani da AIDS (molti dei quali anche sieropositivi) che nel 2003 erano già 980.000 e che ad oggi probabilmente sono calcolabili sul milione e duecentomila bambini(su una popolazione generale effettiva di poco più di 9 milioni di persone, dato che più di 3 milioni di cittadini zimbabweani sono stato costretti all’emigrazione e all’esilio dalla miseria crescente e dalla persecuzione politica di questi ultimi anni.) Il tradizionale cuscinetto di sicurezza della famiglia allargata africana, che un tempo rendeva praticamente inutili gli Orfanotrofi, si sta sgretolando in quanto di adulti giovani che possano accudire agli orfani di famiglia ce ne sono sempre meno, e gli anziani che si trovano costretti a fare da genitori ai nipotini sono quasi sempre ridotti in miseria e spesso in non buone condizioni di salute.

Non e’ dunque raro il caso di Mamme che devono crescere 10-15 bambini resi orfani dalla morte di fratelli e sorelle per AIDS….

Minacce ancora più grandi per la sopravvivenza dei Malati di AIDS in Zimbabwe sono però rappresentate dall’enorme aumento dell’inflazione e del costo della vita da una parte,e dalla crescente malnutrizione sia nei bambini che negli adulti.

L’inflazione e’ arrivata di nuovo al 400% e si proietta al 1000% entro Natale. Di fatto negli ultimi due mesi e mezzo il costo della vita e’ raddoppiato ogni due settimane di fronte ad una paralisi effettiva delle retribuzioni.

Dato che l’80% della popolazione viveva già al di sotto della soglia di povertà (meno di 1 USD al giorno), l’aumento del costo della vita si riflette in una pratica inaccessibilità dei beni alimentari anche più comuni come farina di mais per la polenta, carne, latticini, fagioli, uova, zucchero e pane (quando questi beni si rendano disponibili).

I farmaci più comuni come aspirina, antibiotici, vitamine e paracetamolo sono scomparsi anche negli Ospedali governativi e il loro costo e’ proibitivo nelle Farmacie private.

I Malati di AIDS soccombono sotto i colpi di maglio della mancanza di farmaci (specifici e non) e delle ormai gravissime carenze alimentari sia quantitative che qualitative. Ciò vale anche per coloro che sono già in Terapia antiretrovirale da tempo.

La recente Operazione Ripuliamo l’Immondizia, che ha distrutto dal 19 maggio in poi le abitazioni e gli esercizi commerciali informali di settecentomila persone povere delle periferie urbane (e ha colpito indirettamente 2,4 milioni di persone secondo le stime dell’ONU) non ha fatto altro che aggravare una situazione già tragica.

La ridottissima produzione agricola, dovuta all’occupazione violenta delle terre poi lasciate largamente incolte e alla scarsità delle piogge, ha dato il colpo di grazia a questa povera gente.

Purtroppo i fattori negativi in questa fase sembrano prevalere su quelli positivi!

Tra questi ultimi si può certamente annoverare il successo del primo Programma di Terapia antiretrovirale dello Zimbabwe, quello organizzato all’Ospedale Luisa Guidotti di Mutoko grazie all’appoggio della Associazione italiana Roberto Bazzoni Onlus di Milano.

Iniziato nel luglio 2002 con farmaci originatori, si e’ espanso in tre anni ad includere circa 1100 persone (di cui quasi 400 Mamme malate di AIDS e 160 bambini), la maggior parte in cura adesso con farmaci generici indiani molto meno costosi.

Ad esso si affianca dallo stesso periodo il Programma di Profilassi antiretrovirale con Nevirapina,che e’ anche l’unico esteso su scala nazionale. Purtroppo esso tende a salvare la vita dei neonati senza tener conto che essi diventeranno presto orfani di madre. Ecco perché il Programma Bazzoni ha deciso di iniziare già nel 2004 come priorità ’ il Programma PMTCT Plus(anche qui risultando pioniere in Zimbabwe) cioè l’associazione alla Profilassi dei neonati della Terapia ARV delle loro Mamme. E’ un Programma che sta avendo enorme successo; salvando una Mamma si salvano fino a 10 Bambini(quelli suoi e quelli ad essa affidate dopo la morte per AIDS di fratelli e sorelle), piccoli che altrimenti vengono assoggettati ad enormi sofferenze sia affettive che economiche e spesso anche abusati dagli adulti affidatari.

Per facilitare le Mamme in Terapia la Roberto Bazzoni ha decentrato i loro trattamenti, un tempo concentrati solo al Luisa Guidotti Hospital di Mutoko, in quattro Centri sparsi nel nord del Paese, inclusa la città di Harare. Ci si era infatti resi conto rapidamente che molti ammalati non potevano più affrontare le crescenti spese dei trasporti(diventate ormai insostenibili in questi giorni) che erano costretti a prendere per raggiungere l’unico Centro di distribuzione originario. Di qui il grosso rischio di mancata aderenza alle Terapie.

La Roberto Bazzoni sta anche facendo un grosso e lodevole sforzo per rendere sempre più autosufficienti dal punto di vista economico e professionale queste Mamme coraggiose, a volte eroiche, che vedono deteriorarsi giorno per giorno con l’inflazione a tre cifre la loro capacità di accudire ai bambini.

Si stanno istituendo dunque presso questi Centri delle piccole Scuole Professionali per Taglio, Cucito, Ricamo, Cucina e Artigianato per migliorare l’accesso al mercato del lavoro delle Donne . I Centri offrono anche prezioso appoggio morale attraverso sessioni di Counseling e la formazione di Gruppi spontanei di Autosostentamento tra le donne stesse.

In modo particolare per la Donna africana infatti vale il principio che la salvezza per essa e i suoi bambini affidati non può che passare da una maggiore ed effettiva indipendenza economica e psicologica dall’uomo, che e’ il principale responsabile della diffusione dell’AIDS in questo continente, grazie ai comportamenti promiscui e alla pseudocultura che li difende.

Le Mamme diventano anche preziose Testimonials nei confronti delle Comunità povere di origine (le periferie di Harare ma anche le Comunita’ rurali) determinando la crescita della coscienza di Gruppo nell’accudire agli Orfani, ai Malati terminali e alle Vedove di AIDS, e nella crescita dell’educazione alla Prevenzione della Malattia stessa.

Ma forse il risultato più bello e importante raggiunto dal Programma Buzzoni ( a parte l’aver salvato la vita a centinaia di persone che ora conducono una vita e un’attività pressoché normali) e’ stato quello di smitizzare la Malattia AIDS, che prima dell’introduzione delle Terapie era invariabilmente letale e che aveva creato una cultura del terrore, dello stigma sociale e della conseguente negazione di esserne affetto: tutti fattori negativi che hanno contribuito largamente e contribuiscono ancora adesso alla spaventosa diffusione dell’AIDS in tutta l’Africa subsahariana e soprattutto in quella meridionale.

Mentre prima della Terapia si poteva venire assaliti per aver osato proporre il test HIV a pazienti clinicamente malati, adesso si verifica, almeno nelle nostre Comunita’, il fenomeno opposto:le richieste di testing e counselling e di conseguente Terapia ARV superano le disponibilita’!

E pazienti in Terapia,spesso da più di 3 anni,ritirano i loro farmaci in pubblico senza falsi pudori avendo finalmente accettato il loro status di malati cronici,primo passo verso il controllo individuale e sociale della Malattia AIDS. Hanno accettato finalmente la Malattia del secolo come una qualsiasi Malattia cronica:e questo e’ a tutti gli effetti un Miracolo.

La crescita di questa nuova coscienza individuale e di gruppo, soprattutto fra le Donne, può diventare il volano del cambiamento delle mentalità negative ed egoistiche che alimentano ancora l’epidemia di AIDS in Africa.

Ad essa,da parte dei Paesi abbienti, deve corrispondere una effettiva disponibilita’ al sostegno economico, affettivo e sanitario di chi, ome la Donna africana, e’in prima linea soffrendo nella propria carne gli effetti devastanti della Malattia e lotta quotidianamente per sopravvivere, far crescere bene i figli e migliorare la propria Comunità di origine.

E’ un sostegno che noi possiamo e dobbiamo dare, anche perché indipendentemente dalle nostre convinzioni religiose, e’uno dei migliori investimenti economici possibili per lo sviluppo del Continente africano.

l’Africa infatti sarà salvata soprattutto grazie alle sue Donne: persone spesso eroiche ma ancora declassate e maltrattate,e quel che e’ peggio,ingiustamente dimenticate. Persone cui dobbiamo prima di tutto salvare la Vita affinché possano dedicarla al Bene e allo sviluppo armonioso delle famiglie e delle comunità di origine.


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